Non volevo infierire in un momento così delicato della politica italiana, ma mi trovo costretta a farlo per questioni meramente lessicali.
Cambiamento.
Se girate online, su twitter, su facebook, sui blog, questa è la parola più ricorrente.
Ultimamente alfiere del cambiamento è diventato il Partito Democratico.
Ogni giorno militanti e rappresentanti politici cercano di far passare l'idea che non ci può essere un cambiamento vero al di fuori del pd perchè Grillo è populista/fascista e Berlusconi è un criminale.
Sugli ultimi due punti mi trovo d'accordo.
Ciò che mi perplime è che questo fantomatico e auspicato cambiamento nella politica italiana debba e possa venire da un partito che:
- ha candidato Anna Finocchiaro (siciliana) in Puglia per garantirle ancora una volta un posto certo in Parlamento;
- ha governato un anno con il PDL e, pur avendo la possibilità di premere per cambiare la legge elettorale, non l'ha fatto;
- possiede il Monte dei Paschi di Siena e quindi ha un conflitto di interessi grande quanto una casa;
-ha tante di quelle correnti interne che praticamente non prende mai posizione su nulla;
-ha un leader che ha indicato Papa Giovanni come ispiratore (e si sa che la religione tutto è fuorchè votata al cambiamento)
-aveva la vittoria in tasca ed è riuscito ancora una volta ad uscire perdente (ci fosse stata un'altra settimana di campagna elettorale oggi il premier sarebbe Berlusconi)
Ecco, un uso più accorto della lingua italiana gioverebbe.
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