Mi preme segnalare questo articolo, scritto da una collega archeologa, che fa il punto sulla situazione normativa che riguarda gli archeologi italiani. Quella degli archeologi è infatti una categoria professionale quanto mai bistrattata benchè necessaria ad una Paese che può contare sul 70-80% dei beni culturali dell'intero pianeta. Nonostante ciò noi archeologi ancora non esistiamo per la legge italiana. Siamo un esercito di precari altamente specializzati che combattono ogni giorno con l'assenza di tutele e di garanzie lavorative. Se va bene, le possibilità di inserimento professionale si riducono a lavorare saltuariamente su cantieri di archeologia urbana o ad un continuo rally tra dottorati e assegni di ricerca.
Le battaglie che abbiamo davanti sono tante e impegnative e possono dare dei frutti soltanto nell'ottica di una collaborazione piena tra tutti i professionisti che operano nell'ambito dei beni culturali. Alcuni passi in avanti sono stati comunque fatti grazie all'impegno delle associazioni di categoria (prima tra tutte la Confederazione Italiana Archeologi) che combattono da anni per ottenere il riconoscimento della figura professionale dell'archeologo.
Per avere piena coscienza di quanto noi archeologi saremmo indispensabili per la crescita dell'Italia basti pensare che i beni immobili archeologici sottoposti a vincolo sono circa 5.700 e i musei circa 4.700.
A fronte di questi numeri, sempre più professionisti decidono però di tentare la strada dell'emigrazione, in mancanza di prospettive lavorative concrete qui in Italia.
Con la cultura si mangerebbe, eccome.