martedì 30 agosto 2011

Una proposta concreta: esodo di massa

La manovra pensata (usare questo verbo è fare un favore alle esimie menti creatrici, scusatemi!) dal governo è una dichiarazione di intenti molto ben congeniata: in questo Paese non sappiamo cosa farcene dei giovani, e laureati. Già la giungla del mondo lavorativo è di gran lunga più intricata di qualsiasi foresta pluviale del pianeta terra, tra contratti a progetto, finte partite iva, contributi inesistenti, stage non retribuiti, lavoro nero, etc. etc. Come se non bastasse, hanno avuto la brillante idea di punire proprio gli unici componenti della società italiana che rappresentano il futuro.
E, non dimentichiamocelo, anche il presente di questo Paese.
Siamo noi a tirare la carretta, mettiamocelo bene in testa, noi con i nostri lavori pagati in ritardo, pagati male e poco, noi con le nostre cellule cerebrali spese nei laboratori di ricerca, noi con la nostra creatività del made in Italy, noi con la nostra cultura, noi con le nostre ore di straordinario mai retribuite, noi che paghiamo la pensione a tutti, noi che ci sforziamo di salvaguardare le bellezze artistiche e paesaggistiche del paese più bello del mondo.
E siamo sempre noi che veniamo chiamati bamboccioni, nullafacenti, fannulloni.
Bene, forse ci siamo anche stancati. O meglio, avremmo dovuto stancarci già tempo fa. Molti di noi sono  andati via, all'estero. Seguiamoli!
Invece di perdere tempo a spedire foto a Repubblica con la inevitabile gallery in prima pagina, invece di raccogliere le firme per l'ennesima petizione online, invece di rifare uno sciopero generale a cui aderiscono i lavoratori tutelati e che, quindi, sostanzialmente non serve a nulla (una scampagnata fuori porta per il veterano iscritto alla Cgil con panino al sacco pagato), io lancio la mia proposta: organizziamo un esodo di massa, vero, concreto, reale.
ANDIAMO VIA!
Basterebbe che tutti i giovani laureati, tra i 25 e i 40 anni, andassero via dal Paese per una settimana. Oggi un biglietto aereo di andata e ritorno per una capitale europea costa quanto una pizza fuori il sabato sera. Organizziamoci e diamo una lezione a questo paese che ci maltratta.
Basta cortei, accampamenti in piazza, dobbiamo dare un segno concreto della nostra esistenza, della necessità che l'Italia ha dei giovani laureati. Con internet sarebbe uno scherzo organizzarlo, sscegliamo un week end e andiamo via. Riempiamo gli aeroporti, andiamo a manifestare davanti alle ambasciate italiane in Europa, tutto in una settimana. Diamo davvero uno schiaffo a questa classe dirigente arrogante, ladrona e anche stupida (ebbene sì, sostanzialmente sono stupidi e si sa che la stupidità fa un sacco di danni...) che di fronte alle nostre manifestazioni si gira dall'altra parte.
Facciamolo.Ora. Non domani.

domenica 28 agosto 2011

Precari senza rete

Ho imparato ad usare correttamente congiuntivi e condizionali da sola. oggi mi sentirei nuda se non collocassi ogni verbo nella sua giusta coniugazione. sono cresciuta ascoltando solo dialetto, sono stata la prima in famiglia a prendere una laurea, sono stata l'unica a trascorrere le serate a leggere libri e non in discoteca. Era impensabile  che potessi aspirare a fare l'archeologa, che potessi andar via dal mio paese di provincia e che potessi un giorno essere una donna realizzata.
Ho sempre lottato contro l'idea della stagnazione sociale, ho sempre avversato chi faceva della mia origine un marchio di fabbrica, ho sempre pensato che alla fine ce l'avrei fatta a salire. Si tratta di un solo gradino, quello che divide chi nasce borghese - e in casa sente usare il congiuntivo, vede quotidiani sul divano, ascolta musica jazz irradiata nel salotto, va a vedere le mostre d'arte - e chi nasce plebeo, non necessariamente povero, ma plebeo - e che in casa sente il dialetto, legge TV Sorrisi e Canzoni, ascolta Eros Ramazzotti, va in scampagnata nella pineta dietro casa.
Ma forse una cultura acquisita ce l'avrebbe fatta a colmare il divario, impercettibile per chi vede le classi inferiori come pittoresche (perchè magari sei di sinistra e fa tanto cool amare i dialetti, vedere le famiglie di ciccioni spiaggiate sul bagnasciuga con la parmigiana d'obbligo, etc...), ma sostanziale e vitale per chi deve liberarsi dalle catene che ti tengono legato a terra.
E quindi studi, studi, leggi, leggi, osservi, impari, ti vergogni, ma vai avanti.
Finchè trovi il muro. 
Questo muro, la precarietà. Precarietà della vita, non solo del lavoro, necessità di sopravvivere e quindi di non poter essere realmente quello che vuoi, perchè non hai una rete di salvataggio, perchè non c'è nessuno che ti ha insegnato come stare al mondo in una società che ti divora, ti consuma, ti annichilisce.
Precarietà del sentirti precario, di una lotta che è impari. Non si tratta soltanto di avere un lavoro sottopagato e a tempo. No, è più complicato. Si tratta di avere coscienza che la tua condizione non può cambiare, che questo paese non ti permette di salire, ti tiene in quilibrio su un filo e quando ti stanchi, beh, ti rendi conto che devi scendere a terra. Ridiscendere quel gradino.
E stai lì a chiederti se è stato tutto inutile.

Ps: forse qualcuno, prima o poi, capirà che in Italia il vero, grosso, insormontabile problema è quello della mobilità sociale. e sarà sempre troppo tardi.

sabato 27 agosto 2011

Punto per punto.

Difetto di concentrazione, ultimamente, o da sempre. Quella capacità di raccogliere i pensieri, di elaborare le idee, di osservazione puntigliosa della realtà. vago di corsa tra gli effetti, invece, delle teorie degli altri. a volte mi piacerebbe fissare un punto a lungo e sovraccaricarlo di eleborazioni, ma non ce la faccio. subito un altro punto distoglie la mia attenzione e così via. fino ad avere in testa una nuvola di punti, sospesi. certo così è difficile vivere. ma se chiederete, per caso, ad una di quelle persone che fissano lungamente un solo punto, anche forse per tutta la vita, se per lei è più facile vivere, vi risponderà che no, certo, anzi è più difficile perchè quel punto è un'ossessione costante, perchè quel punto non si muove, perchè la vita è distante.
E allora, in questo modo, si gironzola, chi unendo i puntini a zig zag, e chi affondando in uno solo. di questi punti, punto per punto.

giovedì 25 agosto 2011

Vabbè, scioperano pure i calciatori.


E' difficile rimanere concentrati. Intorno c'è molto trambusto. Molto rumore, per nulla.
Oggi mi sono imbattuta in alcuni commenti sparsi in rete e in alcune notizie lette sui principali quotidiani, in prima pagina. Ho misurato una volta di più lo scarto crescente tra realtà e percezione della realtà che sembra diventata la cifra caratterizzante degli anni zero.
Girovagando spaesati sui network le informazioni dalle quali si è bombardati riguardano il lavoro -  disoccupazione, il futuro dei giovani - nessuna fiducia in esso, la denuncia delle ingiustizie - il Vaticano che gode di privilegi fiscali inauditi, l'insofferenza verso la classe politica - impreparata e arrogante.

Gran parte dei miei amici e colleghi non hanno nulla, magari hanno qualcosa che è stato loro dato dai genitori, ma sostanzialmente non hanno creato nulla. E anche la famiglia, ce l'hanno perchè ci sono i tuoi che ti aiutano, sennò nemmeno quella. Hanno molto stress, molta rabbia, troppe idee e nessun mezzo. Non hanno rappresentanza, non vogliono rappresentanza. Hanno, abbiamo, paura, quella sì. 

Un'intera generazione, quella che oggi ha tra i 28 e i 40 anni, quasi del tutto spazzata via dalla storia, ignorata, frustrata che ha creduto di riuscire a sopravvivere dopo l'ubriacatura degli eighties e la evidente crisi dei nineties, cresciuta sulle spalle dei genitori borghesi che avevano fatto il '68, imbottita di illusioni, di film d'avanguardia, girati anni prima della loro nascita.
Un'altra generazione, quella che oggi ha tra i 19 e i 25 anni, che annaspa, arrabbiata, impotente, che deve pescare i propri riferimenti negli anni '80 e '90, sostanzialmente priva di storia perchè noi, i trentenni, non abbiamo fatto nulla per costruirla. Hanno i social network, per ora, prima che qualcuno dia seguito alla minaccia di Cameron di oscurarli.

Bene, mentre io rifletto sul passato e sul futuro, mentre pesco parole e pensieri, con fatica, qualcuno mi riporta al presente: "occhio, che c'è lo sciopero dei calciatori e quelli non scherzano, lo fanno, mica vogliono pagare le tasse sul serio."
Sic et simpliciter.

sabato 20 agosto 2011

E soprattutto ci chiedono di essere ragionevoli

31 anni. una casa in affitto. un lavoro precario. ancora voglia di studiare. nessuna fiducia nel futuro. nessuna pensione. nessuna futura seconda casa. neanche una prima casa. forse mai una famiglia. nessun fottuto IPad. tasse sempre pagate, tutte. uniche illegalità commesse: vedere film in streaming e scaricare musica. laurea con 110 e lode.
e poi.....mi fermo. mi guardo intorno. leggo i giornali. il Paese affonda, inesorabilmente. inevitabilmente. meglio, l'occidente affonda. e i privilegi rimangono lì, in prima classe, come sul Titanic. le scialuppe non bastano per tutti, c'è chi ce la fa e generalmente ha un conto a sei zeri in banca. e chi non ce la fa. mai ce la farà. intrappolati ma non ancora morti. talmente vivi da vedere che qualcuno da lontano sembra dirci qualcosa. il rumore intorno è assordante. forse è la frase che può salvarci la vita, a noi intrappolati nei piani bassi del Titanic. "Urla più forte! non ti sento! quaggiù si sente poco! l'acqua arriva alla gola, urla, aiutami, qual è il segreto per tirarci fuori?" nei corridoi dell'ultima classe si sentono mormorii: " su forza, ce la possiamo fare, un consiglio, un consiglio solo. sì? tu ci salverai? no, no è quell'altro che ci salverà. stiamo attenti, la salvezza verrà da quella parte, guardiamo là, là, non facciamoci ingannare!"
l'acqua sale, sale, sale, sale.... le parole sono sempre più confuse, ormai suoni disarticolati. ma, ecco, forse ce la possiamo fare a capire, ad interpretare, c'è un'ombra quasi invisibile negli occhi annegati nell'acqua, un'ombra che ci viene incontro.
Ah ecco, dai, su, ripeti quella frase, articola bene, dimmi il segreto, dammi la chiave per sopravvivere, su, su, su, è tardi, sputa fuori questa fottutissima COSA che ci salverà. No scusa, eh, mi sa che non abbiamo capito bene, cioè... cioè... lo stai ripetendo. Ah ok, si ora ho capito.
Su compagni di sventura, sì, ormai siamo affogati del tutto, sì, ormai non possiamo più farcela a venirne fuori, ma da lassù, dalla prima classe ci dicono DI ESSERE RAGIONEVOLI, sì, sembra che questo ci salverà. dicono LORO.

Liberamente ispirato dalle prime pagine dei giornali.